ROTTAMI FERROSI, EVASIONE RECORD: NEL 2015 "SPARITI" 7 MILIONI DI EURO

Un giro d’affari vertiginoso, che sottrae alle casse dello Stato milioni di euro all’anno. Fenomeni evasivi a sei zeri, quelli registrati dall’Agenzia delle Entrate nel settore rifiuti, legati soprattutto al commercio di rottami ferrosi e cascami metallici. A fare il punto sui numeri da capogiro dell’evasione fiscale nel mondo degli scarti ci ha pensato Rossella Orlandi, direttrice dell’Agenzia, ascoltata ieri dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. «Della maggiore imposta constatata di 11 milioni di euro contestati nell’anno 2015 – ha detto la Orlandi – circa 7 milioni di euro risultano evasi nei settori del commercio all’ingrosso di rottami e sottoprodotti della lavorazione industriale metallici e circa 1,5 milioni risultano evasi nei settori recupero e preparazione per il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani, industriali e biomasse». Come rilevato dall’Agenzia, negli ultimi anni il numero degli operatori attivi sul mercato dei rottami è rimasto sostanzialmente invariato. Numero che si aggira tra i 7530 del 2009 ed i 7700 del 2013. Un settore strategico, quello del recupero dei cascami ferrosi, apparentemente immune ai contraccolpi della crisi globale. Anche perchè, ha spiegato la direttrice «sull’impiego di materie seconde si basano oggi circa i tre quarti della produzione di acciaio o di rame o di alluminio». Stando alle dichiarazioni della Orlandi, sempre dai rifiuti dipenderebbe poi più del 50% della produzione di carta, così come «quote molto rilevanti della produzione vetraria o plastica». Rispetto al triennio 2012-2014, nel 2015 l’Agenzia delle Entrate ha registrato un aumento del 54% dell’attività di recupero e preparazione per il riciclaggio di cascami e rottami metallici, del 153% dell’attività di recupero e preparazione per il riciclaggio di materiale plastico per produzione di materie prime plastiche, resine sintetiche e del 140% dell’attività di commercio all’ingrosso di altri materiali di recupero non metallici (vetro, carta, cartoni e simili). «Nell’anno 2015 si registra un aumento del 20% del totale dei rilievi per un maggiore imponibile ai fini delle imposte dirette rispetto alla media del triennio, così come la maggiore imposta constatata Iva aumenta del 37%», ha aggiunto la Orlandi. Nel 2015 l’attività dei recuperatori di scarti ferrosi è stata oggetto di ben 658 controlli sostanziali da parte dell’Agenzia delle Entrate, «in linea con il numero di controlli eseguiti negli anni precedenti – ha spiegato la direttrice dell’Agenzia – di cui il 60% si riferisce ad imprese che effettuano commercio all’ingrosso di rottami metallici mentre il restante 40% ha riguardato imprese che operano nel settore del recupero e riciclaggio dei medesimi rottami metallici. Tenuto conto che per un operatore economico potrebbero essere posti in essere più controlli sostanziali, il numero di soggetti controllati nell’ambito dell’attività di controllo sostanziale, svolta nel quadriennio 2012/2015, è di 1.512 – ha aggiunto Orlandi – Nell’anno 2015 si registra inoltre un aumento dei soggetti controllati dell’8% rispetto alla media del triennio». Un fenomeno, quello dell’evasione fiscale nel mondo del recupero di rottami ferrosi, legato a doppio filo al diffuso esercizio, su tutto il territorio nazionale, dell’attività di raccolta dei cascami in forma ambulante da parte di soggetti privi delle necessarie autorizzazioni e, naturalmente, “a nero”.  I rottami (soprattutto quelli prodotti in regime di evasione fiscale) vengono raccolti dagli ambulanti e consegnati agli impianti di trattamento privi dei formulari di identificazione e previo pagamento “cash”, senza cioè che la transazione sia stata accompagnata dalla documentazione necessaria a garantire il tracciamento dei rifiuti ai fini fiscali ed ambientali. Nel tentativo di correre ai ripari, con la legge “Green Economy” pubblicata lo scorso 2 febbraio in Gazzetta Ufficiale è stato ribadito il divieto di esercitare in forma ambulante le attività di raccolta e trasporto dei rottami ferrosi e non ferrosi e dei rifiuti in rame. Una misura che, però, ha già sollevato dubbi e polemiche.

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